Recensione del libro di Pasquale Amato “Storia del Bergamotto di Reggio Calabria”


PASQUALE AMATO, Storia del Bergamotto di Reggio Calabria, Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria 2005, pp.111, Euro 5,00.

Era l’aprile del 1996 e a Palazzo Grassi, a Venezia, si teneva la Mostra dei Greci d’Occidente: perfetta circostanza per presentare nella stessa città il premio di poesia intitolato a Nosside, poetessa del IV secolo avanti Cristo, nata a Locri Epizephyrii, cuore della Magna Grecia. Così, nell’antico caffè Florian che si affaccia su Piazza San Marco, tra le varie sale finemente addobbate, in quell’aprile entrò un soffio profumato di Sud. Non semplice metafora, ma davvero nel caffè, simbolo della Serenissima, insieme ai versi si effuse l’aroma dell’agrume più prezioso della nostra terra, il bergamotto, usato da Fortunato Marino per la preparazione di deliziosi sorbetti, e da Vittorio Caminiti per realizzare una delicata torta bianca e cremosa che venne chiamata Nosside; ai dolci si accompagnò la degustazione dell’aromatico Bergamino, liquore prodotto dalla Solmar di Franco Romeo. L’idea degli organizzatori del premio -del quale era ed è tutt’ora presidente il professore Amato- era quella di far conoscere la Calabria attraverso cultura e natura, due aspetti della nostra regione che la potrebbero far diventare una meta turistica ricercata.
L’uso gastronomico del bergamotto risale al 1536 con i Bergamini Confetti -bucce di bergamotto candite- presenti nel menu del ricco banchetto organizzato a Roma dal cardinale Campeggi in onore dell’imperatore Carlo V; un uso che si diffuse anche nella Parigi di Luigi XIV, grazie al nobiluomo siciliano Francesco Procopio de’ Coltelli che nel 1686 aprì il Café Procope facendo gustare, oltre all’esotica bevanda nera, anche acque gelate -le deliziose granite- e sorbetti agli agrumi o al bergamotto. Il Café Procope divenne così il ritrovo più famoso di Parigi, frequentato anche da grandi nomi come Robespierre, Danton, Marat, e da Voltaire, Napoleone, Diderot, Hugo, George Sand, Balzac, Montesquieu, ed è ancora oggi uno dei locali più rinomati, dove in una delle salette si può pranzare circondati da libri antichi, e dove l’elegante toilette è contrassegnata da citoyen e citoyenne di rivoluzionaria memoria.
Nella nostra regione, però, l’uso alimentare del bergamotto non fece presa neppure nel reggino -la zona tra Scilla e Monasterace è l’unica dove questo agrume fruttifichi- dato che si preferiva commerciarne l’essenza, base dei profumi. E fu proprio il profumo a segnare l’iniziale fortuna del siciliano Procopio che alla Corte del Re Sole, afflitta da cattivi odori a causa della poco igiene dovuta al timore di contrarre infezioni attraverso l’acqua, si era presentato con la balsamica e aromatica essenza scoperta sbarcando in Calabria, durante il suo avventuroso viaggio per Parigi.
Il successo fu enorme e la fragrante aria del litorale reggino profumò ogni sala della fastosa Reggia di Versailles, per poi effondersi in tutti i salotti delle capitali europee. E sempre grazie all’olio di bergamotto, capace di fissare tutte le fragranze, nacque nel 1704 l’aqua admirabilis, battezzata in seguito acqua di Colonia, dal nome della città tedesca dove inizialmente era stata prodotta dall’italiano Gian Paolo Feminis, un merciaio ambulante di Novara che aveva scoperto l’essenza a Reggio Calabria. Inoltre, nel 1830 nacque in Inghilterra il the aromatizzato al bergamotto della ditta Twining e nel 1840, in Francia, le caramelle di Nancy.
Anche l’uso medico di questo principe degli agrumi era molto conosciuto, in particolar modo dai contadini, e venne divulgato da alcuni dottori -nel 1804 il medico calabrese Francesco Calabrò Anzalone pubblicò, presentandolo all’Università di Pavia, il lavoro Della balsamica virtù dell’essenza di bergamotta nelle ferite- per venir poi dimenticato: soltanto in questi ultimi anni è avvenuta la riscoperta alimentare e medica di questo eccezionale frutto dal sapore acidulo.
Le qualità del bergamotto sono ormai note -abbiamo infatti il riconoscimento del Marchio DOP dall’Unione Europea, due leggi di tutela nazionale e regionale, l’avvio dell’Istituto Superiore di Profumeria e la prospettiva del Distretto del Bergamotto- ed è quindi facile reperire notizie, ricettari e quant’altro interessi su questo agrume. Ma la novità del breve saggio del professore Amato consiste nel fatto che, attraverso la storia locale dalla nascita del bergamotto a oggi, viene ricostruita a grandi linee la storia italiana ed europea a partire dalla fine del ‘700, in modo talmente discorsivo che anche il lettore non particolarmente versato in campo storico rimane affascinato dallo svolgersi degli eventi e si rende conto di come le vicende storiche -prima e dopo l’unità d’Italia- abbiano fortemente condizionato lo sviluppo di Reggio e della sua provincia e con esso le fortune di questo magnifico frutto.

Dal saggio emerge, tra l’altro, la lungimiranza di molti nostri concittadini che, nonostante le difficoltà, hanno continuato ad operare in questo campo, spianando la via ad altri. Tra i primi, ai già citati Romeo, Marino e Caminiti, si aggiunge Paolo Caridi con i cioccolatini e il panettone al bergamotto. Per uso medico, inoltre, molto conosciuto è il Bergarital, distillato di bergamotto esente da bergaptene (il principio attivo che causa macchie scure sulla cute), brevettato dal dottor Italo Saladino; per l’artigianato artistico bisogna ricordare le tabacchiere, i cofanetti, i bellissimi fiori e le minuscole zampogne di don Demasi, parroco di Varapodio, e le graziosissime bambole di Angela Arcudi; nell’arte profumiera le fragranze delle storiche aziende “Fiori del Sud”, “Fiori di Calabria”, “Annunziato Tedesco” e “Carpentieri” e, per chi vuole conoscere il mondo di questo prezioso agrume in ogni sua applicazione c’è “La Bergamotteria” di Edoardo e Maria Teresa Sergi. Ma se queste persone hanno il merito di aver creduto nelle qualità di tale frutto e di averlo valorizzato, un grande riconoscimento va ai coltivatori che, investiti dagli effetti devastanti (caduta dei prezzi e delle vendite dell’essenza) della campagna contro l’essenza del bergamotto -orchestrata e finanziata anni fa da multinazionali chimiche statunitensi- invece di tagliare le loro piantagioni hanno continuato la coltivazione. Grazie a loro, oggi la provincia di Reggio Calabria può vantare attività originali e fiorenti, pur se piccole, e non è poco visto lo sfacelo imprenditoriale in cui troppa parte della nostra terra vive; se poi, come sembra e si spera, nascerà il Distretto del Bergamotto si completerà “il ciclo economico rimasto per secoli incompiuto, trasformando gli sprazzi di luce in un futuro ricco di luminose prospettive”.

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